01/01/2020, 20:21
Condivido l'auspicio dei tanti alla "pace"; mi desta perplessità la pace "eterna".
Dovrebbe significare la pace nell'aldilà; che significato può avere?
In primo luogo, per raggiungerla, bisogna credere che esista una vita oltre la morte; io dubito che così sia.
Per me esiste, ovviamente la morte e quindi, semplicemente, la cessazione della vita terrena, l'unica cosa certa e verificabile; quella che accomuna tutti gli esseri viventi.
Poi, sinceramente, direi che, sulla base degli insegnamenti religiosi, in particolare cristiani, non mi "conviene" crederci.
A quanto predicano coloro che rappresentano il cristianesimo la probabilità di andare in un luogo chiamato Paradiso, dove in realtà nessuno sa cosa accade è remotissima.
Se è vero che questa salvezza è destinata soltanto a coloro che hanno creduto nel "vero" Dio e sono morti senza alcun peccato "mortale" notiamo che la probabilità di andarci, considerando soltanto oggi, sulla terra, coloro che la popolano (circa 7,5 miliardi di persone) è irrisoria.
Secondo i miei calcoli, se è vero che i cattolici sono circa 800 milioni (escludo i protestanti e le altre sette cristiane che sono in perenne lotta con la Chiesa e si sono scomunicati a vicenda ripetutamente nell'arco della storia) posso pensare che non più d'una metà di loro raggiunga l'ambito traguardo.
Un 5% della totalità di umani oggi in vita.
E gli altri? In teoria tutti all'inferno (compreso il sottoscritto) a patire per l'eternità le sue pene.
Tutto ciò deciso da un Dio che ci viene presentato come giusto, buono e misericordioso.
A mio parere c'è qualcosa che non va; ricordo il grande Aristotele e il suo principio di "non contraddizione"
Posso, con pacatezza, sperare che oltre alla morte non ci sia nulla?
Posso sperare di morire come ogni altro essere vivente (escluso l'essere umano per i credenti) definitivamente?
Continuando a vivere nel ricordo dei miei cari e anche "geneticamente", nelle loro cellule primordiali?
Almeno così mi pare.
Dovrebbe significare la pace nell'aldilà; che significato può avere?
In primo luogo, per raggiungerla, bisogna credere che esista una vita oltre la morte; io dubito che così sia.
Per me esiste, ovviamente la morte e quindi, semplicemente, la cessazione della vita terrena, l'unica cosa certa e verificabile; quella che accomuna tutti gli esseri viventi.
Poi, sinceramente, direi che, sulla base degli insegnamenti religiosi, in particolare cristiani, non mi "conviene" crederci.
A quanto predicano coloro che rappresentano il cristianesimo la probabilità di andare in un luogo chiamato Paradiso, dove in realtà nessuno sa cosa accade è remotissima.
Se è vero che questa salvezza è destinata soltanto a coloro che hanno creduto nel "vero" Dio e sono morti senza alcun peccato "mortale" notiamo che la probabilità di andarci, considerando soltanto oggi, sulla terra, coloro che la popolano (circa 7,5 miliardi di persone) è irrisoria.
Secondo i miei calcoli, se è vero che i cattolici sono circa 800 milioni (escludo i protestanti e le altre sette cristiane che sono in perenne lotta con la Chiesa e si sono scomunicati a vicenda ripetutamente nell'arco della storia) posso pensare che non più d'una metà di loro raggiunga l'ambito traguardo.
Un 5% della totalità di umani oggi in vita.
E gli altri? In teoria tutti all'inferno (compreso il sottoscritto) a patire per l'eternità le sue pene.
Tutto ciò deciso da un Dio che ci viene presentato come giusto, buono e misericordioso.
A mio parere c'è qualcosa che non va; ricordo il grande Aristotele e il suo principio di "non contraddizione"
Posso, con pacatezza, sperare che oltre alla morte non ci sia nulla?
Posso sperare di morire come ogni altro essere vivente (escluso l'essere umano per i credenti) definitivamente?
Continuando a vivere nel ricordo dei miei cari e anche "geneticamente", nelle loro cellule primordiali?
Almeno così mi pare.